«Elenchos». Rivista di studi sul pensiero antico
a cura dell'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee
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Direttore responsabile: Anna Maria Ioppolo
Jean-Claude Picot ± William Berg: Along a Mountain
Anna Maria Ioppolo: Il concetto di piacere nella filosofia
DISCUSSIONI, NOTE E RASSEGNEFranco Trabattoni: Qual eÁ il significato del Teeteto plato-
nico? In margine a una nuova traduzione commentata
Rodrigo SebastiaÂn Braicovich: ¿Epicteto necesita de
Zeus? Gratitud, verguÈenza y responsabilidad moral
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHEDie Milesier, hrsg. von G. WoÈhrle, Bd. 1: Thales; Bd. 2:
A. Schwab, Thales von Milet in der fruÈhen christlichen
XeÂnophon. MeÂmorables, eÂd. par M. Bandini-L.A. Dorion,
Tome ii, 1re partie: Livres ii-iii; 2e partie: Livre iv (T.
M.-O. Goulet-Caze (eÂd.), EÂtudes sur la theÂorie stoõÈcienne
M. Hatzimichali, Potamo of Alexandria and the Emergence
of Eclecticism in Late Hellenistic Philosophy (P.L.
H. Seng-M. Tardieu (Hrsgg.), Die Chaldaeischen Orakel:
Kontext, Interpretation, Rezeption (F. Ferrari)
C. Arruzza, Les Malheurs de la TheÂodiceÂe. Plotin, OrigeÁne,
M.C. De Vita, Giuliano imperatore filosofo neoplatonico
Die Milesier, hrsg. von G. WoÈhrle, Bd. 1: Thales, De Gruyter, Berlin-
New York 2009, 580 pp.; Bd. 2: Anaximander und Anaximenes,
I primi due volumi della collana di De Gruyter, ``Traditio Praeso-
cratica'', vertono sui tre piuÁ famosi maestri di Mileto. Ricordo che al
curatore, Georg WoÈhrle, si deve tra l'altro un Anaximenes che risale al
1993. Il progetto eÁ molto ambizioso, perche questi ha inteso individuare
tutte le tracce dei tre intellettuali milesii fino alle soglie del Rinascimento,
avendo cura di estendere la ricerca anche alle fonti siriache, arabe ed
ebraiche. Per l'esplorazione delle fonti non greche ne latine WoÈhrle si eÁ
avvalso dell'apporto di due accreditati specialisti, Gotthard Strohmaier
(volume su Talete) e Oliver Overwien (volume su Anassimandro e Anas-
simene). Le oltre 1.100 pagine complessive dei due volumi accolgono circa
590, 275 e 240 unitaÁ testuali relative a ciascuno dei tre maestri di Mileto.
Viene da chiedersi immediatamente se sia in programma l'allestimento di
un terzo volume da dedicare non solo al ``quarto Milesio'', quell'Ecateo
che i manuali di storia della filosofia greca solitamente trascurano o addi-
rittura ignorano (a torto, io credo), ma anche ad alcuni maestri milesii
molto meno noti, come Arctino, Cadmo e Cercope (in realtaÁ sembra che il
terzo volume della serie saraÁ dedicato, invece, a Senofane).
«Die Vorsokratiker haben zur Zeit Konjunktur», scrive WoÈhrle in
apertura del suo secondo volume, ed ha proprio ragione, visto che nel 2010
sono usciti anche i due volumi di The Texts of Early Greek Philosophers a
cura di D. Graham (CUP), mentre M. Laura Gemelli Marciano ha pub-
blicato il terzo volume dei suoi Vorsokratiker (DuÈsselfdorf, Artemis), e nel
2011 sono usciti sia l'impegnativo Saviesa Grega Arcaica di J. PoÂrtulas e S.
Grau (Barcelona, Adesiara), sia la nuova edizione dei Vorsokratiker di J.
Mansfeld, che in questo caso si avvale dell'apporto di O. Primavesi per la
sezione dedicata ad Empedocle (Stuttgart, Reclam). Nel ``piccolo mondo''
dei Presocratici sta dunque accadendo qualcosa. Del resto eÁ in atto da anni
anche una vasta riflessione collettiva su chi realmente furono questi perso-
naggi, sull'entitaÁ dei loro legami con i poeti e le tradizioni locali, sull'entitaÁ
dell'apporto attribuibile al sapere egizio e mesopotamico, sulla dimensione
pragmatica del loro sapere, sull'uso previsto per i loro scritti e, in ultima
istanza, sull'entitaÁ della distorsione che molti ravvisano nel modo aristo-
telico di rendere conto del loro operato e del loro insegnamento.
A un ripensamento di cosõÁ grande portata l'A. contribuisce giocando
una carta d'altra natura: la completezza dell'informazione. Dove egli mo-
stra di aver profuso le sue migliori energie eÁ, in particolare, nel trattamento
del vasto mare degli echi tardi, inclusi i moltissimi che si limitano a ripro-
porre informazioni giaÁ note, magari aggiungendo piuÁ confusione che chia-
rezza, tanto da apparire pressoche irrilevanti (quindi inutili) ai fini di una
migliore conoscenza dell'argomento affrontato. Infatti si apprende certo
volentieri che un certo Giorgio Sincello, attivo ai tempi di Carlo Magno,
pote scrivere che «i primi consoli romani furono Collatino e Bruto, i fratelli
Policrate, Silosonte e Pantognosto furono tiranni in Samo, e Talete morõÁ»
(peccato soltanto che non venga specificato l'anno indicato da Sincello).
Pure interessante eÁ apprendere da un testo siriaco di Barebreo (metaÁ del
Duecento) che, secondo Anassimene e Diogene (di Apollonia), l'anima di
ogni essere vivente eÁ conservata nell'aria. Non saranno peroÁ dettagli come
questi a modificare in profonditaÁ la nostra percezione dell'uno o dell'altro
maestro di Mileto, e resta da vedere se, tra le tante testimonianze comu-
nemente ignorate, ve ne siano altre piuÁ significative.
In effetti WoÈhrle non fa nessuna segnalazione in tal senso, e anche il
momento dell'interpretazione viene rinviato. Osserva d'altronde il co-
autore del secondo volume, Oliver Overwien: «In der Regel handelt es
sich dabei um bloûe Abschriften, die kaum etwas Neues beizutragen ha-
ben» e aggiunge: «Hat uns die orientalische Tradition nun bisher unbe-
kannte SchaÈtze der beiden Vorsokratiker bewahrt? Eine Beantwortung
dieser Frage liegt ganz im Auge des Betrachters» (p. 7). Simili affermazioni
non hanno certo attitudine ad alimentare grandi aspettative quanto all'u-
tilitaÁ dell'opera ai fini di una migliore conoscenza dei maestri di Mileto,
perche prende forma il sospetto (o il timore) che la documentazione origi-
nale qui raccolta sia significativa unicamente riguardo alla fortuna di Ta-
lete, Anassimandro o Anassimene. In effetti un altro collaboratore dell'A.,
Andreas Schwab, ha appena pubblicato, sempre con De Gruyter, Thales
von Milet in der fruÈhen christlichen Literatur (recensito in questo stesso
fascicolo di ``Elenchos'') dove, di nuovo, ben poco si fa per alimentare la
speranza di nuove ``scoperte'' dovute all'adozione di una ancor piuÁ potente
Tende percioÁ ad imporsi l'impressione che la singola fonte tarda,
omessa da Diels e Kranz, non aggiunga nulla di rilevante a cioÁ che sape-
vamo giaÁ, e sarebbe un peccato se l'imponente lavoro compiuto da WoÈhrle
e dai due co-autori non fosse in grado di produrre esiti conoscitivi di
rilievo. Ma forse le cose non stanno cosõÁ. Ricordo che cosa eÁ accaduto a
seguito della pubblicazione delle Socratis et Socraticorum Reliquiae di G.
Giannantoni nel 1990, opera che l'autore aveva anche corredato con note
di commento che si estendono per quasi 600 pagine. EÁ stato subito chiaro
che la comunitaÁ scientifica aveva bisogno di imparare a prendere confi-
denza con tutte quelle reliquiae. Eppure la massa di documenti raccolta da
Giannantoni non era sostanzialmente ignota come accade invece nel caso
delle aggiunte di WoÈhrle a tre capitoli del Diels-Kranz. Infatti le fonti su
Antistene e Diogene, Fedone ed Euclide, Eschine di Sfetto ed Eubulide
erano giaÁ mediamente note, ma a ``tutti' mancava la familiaritaÁ con l'in-
sieme, e questo ha fatto sõÁ che solo ora, a distanza di oltre venti anni, si sia
formato un primo circuito di studiosi che si sanno muovere con ragione-
vole scioltezza in quella immane montagna di unitaÁ testuali (non a caso, da
piuÁ parti si eÁ messo mano a traduzioni e rielaborazioni delle Reliquiae
giannantoniane in varie lingue). Bene, perche non pensare che qualcosa
di analogo possa accadere anche con la documentazione offerta da
WoÈhrle, che cioeÁ alcuni anni debbano passare prima che le due raccolte
possano dare i loro frutti migliori? EÁ ammissibile che per la comunitaÁ
scientifica ci sia bisogno di un certo tempo per prendere confidenza con
le acquisizioni di maggior momento rinvenibili nelle oltre mille reliquiae
proposte da questi due volumi e cosõÁ imparare di nuovo a discernere.
Del resto, non tutto eÁ narrazione inverificabile, non tutto eÁ ripeti-
zione e mero sincretismo. Ci sono anche notizie che, se da un lato vengono
ascritte solo a Talete, solo ad Anassimandro o solo ad Anassimene, dal-
l'altro evidenziano un grado particolarmente alto di stabilitaÁ semantica e
un grado non meno alto di congruenza tra di loro, come le molte compa-
razioni ascritte ad Anassimene, oppure le straordinarie congetture,
ascritte ad Anassimandro, sulle fasi di comparsa delle forme di vita nei
mari e sulla terra. Proprio nel caso dei maestri di Mileto questo tipo di
evidenze davvero merita di essere identificato, isolato ed eretto in base
documentaria privilegiata. Infatti ci sorprende per la sua nitidezza e per la
sua capacitaÁ di parlarci in modo per nulla vago di insegnamenti specifici e
delle opere in cui essi devono aver trovato posto.
In conclusione: a WoÈhrle dobbiamo un'opera cospicua, un nuovo
testo-base che oltretutto eÁ anche molto curato sul piano formale, ma che
appare oltremodo restio a svelarci i suoi ``gioielli''. Emblematico, in tal
senso, mi pare il modo in cui viene proposta l'unitaÁ testuale forse piuÁ nuova
di tutte (nuova per lo scrivente, essa non figura ne nella Saviesa grega arcaica
di PoÂrtulas e Grau, ne nei Vorsokratiker di Mansfeld e Primavesi, ne nei
Texts of Early Greek Philosophers di Graham). Si tratta di un papiro ascritto
al I secolo a.C. che si estende per ben 48 linee, due terzi delle quali sono
complete o virtualmente complete e che menzionano un'opinione di Anas-
simene a partire dalla linea 40 (ci viene proposto il seguente testo: kai ho
Anaximenes dielegeto pros ten Parthenopen antilabesthai tes zeteseos.). Or-
bene, che cosa accade qui? WoÈhrle, che identifica questo documento con la
sigla As 18, trascrive il testo (peraltro senza numerare le righe) poi, al posto
della traduzione, propone una breve informativa di appena cinque righe
che rimanda, in nota, ad Ancient Greek Novels, di Stephens e Winkel
(Princeton 1995). E non aggiunge niente altro! Il massimo conoscitore di
Anassimene si limita a constatare (ma non a segnalare) che sull'argomento eÁ
disponibile anche questa fonte non sospettata.
Anche l'apparato di Indici a prima vista sembra generoso, ma eÁ cosõÁ
poco funzionale da non segnalare in alcun modo questo papiro. Manca
infatti una lista delle unitaÁ testuali ``nuove'' che, in gran numero, inte-
grano il panorama delle fonti note giaÁ da molti decenni (nel caso di Anas-
simene sono ben 201, un numero maggiore che negli altri casi). Non
sorprende, percioÁ, che non lievi fatiche si richiedano per chi voglia rin-
tracciare l'unico testo su Talete che ha recentemente attirato in modo
particolare l'attenzione della comunitaÁ scientifica, il papiro ossirinchita
3710 sulla durata della luna nuova (le neomenie o noumenie: il testo,
debitamente tradotto e commentato da S. Mouraviev, eÁ reperibile anche
nel Corpus dei papiri filosofici, i 1**, Firenze 1992, pp. 229-42. Spiace
constatare che, nella bibliografia, si cercherebbe invano la traccia del
corpus fiorentino, o almeno di queste pagine). Il brano non eÁ menzionato
tra gli Anonymi malgrado l'autore del commento sia notoriamente ignoto;
inoltre negli Indici, dai quali eÁ assente la voce Papyri, compaiono la voce
seleniake ekleipsis e lunae defectus, ma non in relazione all'unitaÁ testuale
pertinente. Non eÁ dunque agevole risalire a Th 91. Per rintracciarlo biso-
gnerebbe sapere giaÁ (o ricordarsi) che il contesto eÁ dato da un commento al
libro xx dell'Odissea. In alternativa bisognerebbe sapere (o ricordarsi) che
in questo breve testo papiraceo viene fatto il nome di Aristarco, andare
quindi a rintracciare la fonte Aristarco e constatare che l'unitaÁ testuale Th
54 eÁ costituita dal mero rinvio a Th 91. Frugando ancora un po' con
l'aiuto degli Indici, veniamo a conoscenza anche di una dichiarazione di
Simplicio (Th 435), il quale ebbe ad osservare, seguito in cioÁ da Giovanni
Filopono, che l'eclissi di luna aveva luogo anche prima di Talete, ma senza
costituire l'oggetto di un sapere (epistemen de ouk en), e che, se alcuni
barbari ne vennero a conoscenza, anche presso di loro ebbe lo status di
episteme. Ma ben poco viene fatto per segnalare che Th 91 verte pur
sempre sulla lunae defectus, anche se non si tratta del medesimo defectus.
Con l'occasione osservo inoltre che, nell'ambito di Th 91 sarebbe stato
desiderabile ricordare che, nel prosieguo, il papiro fa parola di Eraclito.
Segnalo infine che, nella sezione su Anassimandro, mancano due
passi di Erodoto: ii 109 sullo gnomone e v 49, 1 sul pinax. In particolare
la notizia su Aristagora di Mileto, che si sarebbe recato a Sparta portando
con se «una tavola di bronzo sulla quale erano incisi i contorni di tutta la
terra, tutto il mare e tutti i fiumi», eÁ cosõÁ precisa da aiutare a capire che
tipo di informazioni poterono figurare nel pinax ideato da Anassimandro e
perfezionato da Ecateo. Una segnalazione sarebbe percioÁ apparsa deside-
rabile anche se, nel passo indicato, Erodoto non fa nomi. A maggior
ragione spiace registrare l'esclusione di Plat. Phaed. 108 e-109 a dalla
sezione su Anassimandro, dato che il passo presenta vistosi punti di con-
tatto con 12 a 11 e a 26 D.-K (= Ar 75, Ar 6 e Ar 68 W.).
A. Schwab, Thales von Milet in der fruÈhen christlichen Literatur. Dar-
stellungen seiner Figur und seiner Ideen in den griechischen und la-
teinischen Textzeugnissen christlicher Autoren der Kaiserzeit und
SpaÈtantike (``Studia Praesocratica'', iii), De Gruyter, Berlin-Bo-
Tre anni dopo l'edizione commentata del Peqi+ pqomoi*a| di Gregorio
di Nazianzo, Andreas Schwab, giovane assistente di filologia classica
presso la Ruprecht-Karls-UniversitaÈt di Heidelberg, dedica un suo nuovo
lavoro alle testimonianze su Talete di Mileto e la sua dottrina conservate
in alcuni testi dei massimi esponenti della filosofia patristica. L'opera, il
cui titolo completo espone assai incisivamente i suoi fini scientifici, eÁ
uscita lo scorso anno per De Gruyter come terzo volume della prestigiosa
Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, J¨agerstr. 22/23, 10117 Berlin, Germany ontology, ontology development, ontology evaluation, rigidity, type, role, WordNetIn this paper we present Rudify, a set of tools designed for the semi-automatic evaluation of ontologicalmeta-properties based on lexical realizations of these meta-properties in natural language. We describe thedevelopme
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